Influssi di francesismo nel dialetto siciliano
di Gino Sanfilippo, pubblicato il: 08/01/2014 in: Lu Paisi, Letto: [2159] volte
La linguistica storica comprende sia lo studio delle lingue sia quelle del dialetto: volendo considerare separatamente l’uno dall’altro si parla di storia della lingua e di dialettologia. La storia della lingua studia il sorgere ed il diffondersi, nelle varie regioni,della lingua normale e scritta:a spese dell’antica lingua, IL LATINO, e dei dialetti meno fortunati.
La dialettologia, al contrario, studia i dialetti e ne traccia la storia esterna ed interna. La stessa lingua che serve ad esprimere il nostro io più profondo, i nostri sentimenti e i pensieri più particolari, è la lingua di tutta una comunità. I dialetti sono sottoposti, da secoli,non solo all’influenza delle”parlate” dei grandi centri regionali, ma anche a quella della lingua di cultura.
Succede spesso che singole famiglie o addirittura singoli villaggi perdono il sentimento che li teneva legati al loro dialetto e passino, non senza compromessi ed adattamenti, alla lingua nazionale. Non parliamo poi delle difficoltà che sorgono nello stabilire il confine tra dialetto e lingua, esistono diversi criteri discriminanti che qui non menzioniamo. I dati linguistici di cui la dialettologia si serve devono essere raccolti direttamente dalla bocca dei parlanti, nel corso di inchieste linguistiche, in modo da garantire sempre il confronto con la lingua viva.
Tra i dialetti parlati in alcune regioni dell’Italia meridionale,esistono numerose affinità da ascrivere probabilmente alla presenza in queste zone dei greci prima e dei romani poi, le cui lingue si sovrapposero a quelle delle popolazioni Italiche che abitavano tali luoghi. Non solo, ma tali regioni conobbero in seguito la dominazione degli arabi e perfino in epoca più recente degli spagnoli. il cui influsso linguistico ha lasciato cospicue tracce.( Dialetto Canicattinese: L’UEVU – MASUERU –BUENU- ecc.).
Nel 1064 con la conquista della Sicilia da parte di Ruggero I° re dei Normanni, entrarono nella parlata siciliana molte espressioni franco-provenzali, sebbene di breve durata il periodo angioino (1266-1282) fece consolidare la parlata francese, apportando al dialetto siciliano nuovi influssi. Nacque così, nel 1230, la scuola Siciliana, cenacolo di poeti presso la corte palermitana di Federico II° di Svevia e dei suoi figli Manfredi ed Enzo,che diede avvio alla tradizione poetica italiana in volgare. (Questo è il periodo dei “VESPRI SICILIANI”1268-1282 con il termine siciliano “CICIRU” pronunziato dai francesi “SISERO” e con tutte le conseguenze che ne derivarono).
Tradizione continuata da Giovanni MELI con le sue poesie siciliane (1800),da Luigi CAPUANA con i suoi drammi,riuniti in cinque volumi,con il nome di “ TEATRO DIALETTALE SICILIANO “(1910),da Ignazio BUTTITTA con le sue canzoni popolari in dialetto siciliano (1980). "CAPOLAVORO DEL PATRIMONIO ORALE ED IMMATERIALE DELL’UMANITA’ " sono stati dichiarati dall’ UNESCO il repertorio della “OPERA DEI PUPI “, generalmente in dialetto siciliano,tratto dalle vicende di Orlando e dei paladini di Francia,dagli episodi del Vangelo, dalle vite dei Santi e della Madonna,dalle imprese di Garibaldi e dalle storie dei briganti, raggruppati in lunghi cicli di spettacoli. Il francesismo è una parola a locuzione presa dal Francese ed entrata nell’uso di un’altra lingua,nel nostro caso il dialetto siciliano.
Vediamo ora alcune parole in Siciliano con traduzione in Francese per poi passare alla traduzione Italiana: